Introduzione al vol. 7

In una lettera a Ferenczi del 9 luglio 1913 Freud enunciò una strana idea circa la propria attività produttiva. Questa avrebbe presentato un ritmo periodico, con una fioritura particolarmente ricca ogni sette anni. Citava a sostegno: il 1891 anno del libro sull'afasia, il 1898 in cui aveva scritto la maggior parte della Interpretazione dei sogni, il 1905 per i Tre saggi sulla teoria sessuale, e il 1912 per Totem e tabu. Secondo Jones i calcoli a cui Freud in tal modo si abbandona rappresenterebbero un residuo dell'influenza su di lui esercitata a suo tempo da Fliess, autore appunto di una teoria sulla periodicità degli eventi nell'esistenza di ciascun individuo. Pur se la tesi di Freud quadra a fatica con le date citate, sta il fatto che, come per molti altri scienziati e pensatori, anche per lui nel corso della vita vi è stata alternanza di produzione intensa e di relativo ristagno. E il triennio 1912-1914 rientra certamente nei periodi della prima specie.

Costituì in quest'epoca impresa di grande impegno Totem e tabu, i cui studi preliminari risalgono all'estate e all'autunno del 1911. Nei due anni successivi Freud pubblicò quattro distinti saggi, che alla fine del 1913 furono riuniti in un unico volume.

L'opera si riferisce ai costumi, alle credenze e alle forme di organizzazione sociale di popolazioni primitive, considerate in relazione a quegli elementi, comuni alla personalità inconscia di tutti gli uomini, che si rivelano in modo specifico durante l'analisi di nevrotici. Malgrado il riferimento a problemi di diretto interesse psicopatologico e psicoanalitico, la materia era di per sé estranea alla pratica analitica. Ciononostante Freud la affrontò e la trattò con le tecniche interpretative che gli erano abituali.

Proprio ciò caratterizza il libro, in un duplice senso. Sono da un lato affascinanti i parallelismi che in tal modo Freud riesce a istituire fra il comportamento di queste popolazioni e gli oscuri processi che dominano l'inconscio anche degli uomini del nostro tempo e del nostro mondo. Ma può essere perturbante, per chi non abbia consuetudine con i metodi interpretativi della psicoanalisi, vedere applicati questi metodi a un campo di indagine normalmente affrontato dagli specialisti con le tecniche tradizionali della ricerca storico-culturale.

Un simile spostamento della impostazione psicoanalitica di indagine, dal territorio suo proprio, a campi diversi, si ritrova anche in altri due lavori, di minor mole, pubblicati da Freud nello stesso 1913.

Uno è l'articolo riguardante Il motivo della scelta degli scrigni. Freud rimase colpito dalle analogie esistenti tra molte opere di poesia che descrivono una scelta drammatica fra tre possibili soluzioni, alle quali sono in qualche modo collegate figure femminili. Fu di conseguenza indotto — con una insistenza la quale rivela che operavano in lui motivazioni personali più o meno anche a livello di coscienza — a ricercare un comune significato per queste diverse situazioni poetiche. E lo fece operando ancora come se — di fronte a un gruppo di sogni ricorrenti di un paziente — si fosse proposto di individuare l'unico significato che sotto a quelli si deve nascondere. Trattò dunque le creazioni poetiche di differenti autori come espressione di un solo pensiero latente.

L'altro è il saggio su II Mosè di Michelangelo, pubblicato nel 1914, ma a lungo meditato nel biennio precedente. Anche qui sulla base della immobile statua, e reperendo una pluralità di indizi, Freud ricostruì, con la sua tecnica abituale, un processo psicologico: cioè il susseguirsi di distinti momenti nello spirito del personaggio rappresentato. Questo, d'altra parte, non era Mosè soltanto: se si considera il particolare periodo che la vita di Freud stava attraversando, quel personaggio risulta essere anche lo stesso Freud. Si ha dunque una identificazione del tutto corrispondente a quella attuata dall'analista, quando per ricostruire i processi che si svolgono nel paziente, è costretto a riviverli in prima persona, facendo partecipare alla attività interpretativa la propria personalità profonda.

Questo adattare la tecnica psicoanalitica di indagine a problemi non solo estranei ai compiti propriamente terapeutici dell'analisi, ma anche a finalità teoretiche intese alla costruzione di una più adeguata e approfondita psicologia, ha dato occasione a Freud di tracciare un panorama dei territori della scienza e del pensiero, per i quali la psicoanalisi, come dottrina e come metodo, può presentare interesse. Lo ha fatto, ancora nel 1913, per "Scientia", una rivista italiana di informazione scientifica, con uno scritto su L'interesse per la psicoanalisi.

In questi anni Freud completò pure la serie di saggi sulla tecnica della psicoanalisi che aveva da lungo tempo programmato e che aveva iniziato nel 1911-12. Pubblicò così tre nuovi lavori sulla tecnica analitica, rispettivamente dedicati: al modo di iniziare il trattamento psicoanalitico; a ciò che differenzia il lungo e complesso procedimento effettivo dell'analisi dall'immagine ingenua che di essa ci si può costruire in base a soli principi astratti; e infìne agli aspetti di vero innamoramento per il medico che la traslazione affettiva può assumere durante l'analisi, e al modo di fronteggiarla e insieme utilizzarla da parte dell'analista.

A prescindere da vari altri lavori di minor rilievo ed estensione, appartengono a questo periodo tre studi molto importanti da un punto di vista teorico.

Il primo, del 1913, è La disposizione alla nevrosi ossessiva, un saggio dove è ripreso il vecchio problema della "scelta della malattia", ma dove è anche inserito un completamento della teoria dell'evoluzione della libido quale era stata descritta nei Tre saggi sulla teoria sessuale del 1905: a tal fine Freud introduce il concetto di "organizzazione pregenitale" e la determinazione di una "fase sadico-anale".

Il secondo, che in certo modo si collega al precedente, è l'Introduzione al narcisismo, dell'anno successivo (1914). Tutta la dottrina della libido viene rielaborata: con la distinzione di un duplice impiego, narcisistico e oggettuale, della libido stessa, con il confronto fra un distacco nevrotico dalla realtà (introversione della libido) e una perdita psicotica del contatto con la realtà medesima, e con la enunciazione di molti concetti destinati a essere sviluppati nei fondamentali scritti teorici degli anni 1920-1922, ossia Al di là del principio di piacere, Psicologia delle masse e analisi dell'Io, L'Io e l'Es.

Introduzione al narcisismo è anche un'opera polemica. Scritta subito dopo la rottura con Jung, essa intende riaffermare contro di lui, con le precisazioni apportate al concetto di libido, che pur nella pluralità delle sue manifestazioni, la libido rimane essenzialmente ' espressione dinamica della sessualità. La necessità fortemente sen- tita da Freud nel 1913-14 di riaffermare, contro i movimenti scissionisti, il nucleo caratterizzante e non modificabile della dottrina psicoanalitica, lo portò a scrivere, contemporaneamente al saggio sul narcisismo, Per la storia del movimento psicoanalitico, un'opera aspramente polemica.

La terza opera di grande rilievo teoretico di questo periodo, è un nuovo "caso clinico", l'ultimo dei maggiori pubblicati da Freud: Dalla storia di una nevrosi infantile. Si tratta della vicenda di colui che comunemente viene indicato come l'uomo dei lupi.

Anche questa storia clinica — alcuni elementi della quale erano stati anticipati in scritti minori compresi in questo stesso volume (Materiale fiabesco nei sogni e Falso riconoscimento ("già raccontato") durante il lavoro psicoanalitico) — è stata scritta in relazione alla polemica condotta verso i dissidenti. Nell'intento di fornire prove ulteriori sugli elementi di una sessualità infantile, e sulla possibilità che episodi, aventi riferimento con la sfera della sessualità e risalenti a epoca precocissima, agiscano sull'intero sviluppo della personalità, Freud ha analizzato a fondo il materiale emerso dalla storia clinica di questo soggetto. Egli discute il problema della realtà della scena primaria ed esamina come una tale realtà vada interpretata: se quale realtà di fatto, storica; oppure realtà soltanto psicologica, e cioè ricostruzione fantastica operata dal bambino in base a una interpretazione di episodi banali; o ancora quale effetto di una lontana trasmissione filogenetica.

L'intensa attività scientifica di questo periodo si è svolta in una atmosfera di amarezza, di delusione e talora di rancore per quello che Freud sentiva come un tradimento. Egli aveva sopportato in modo più sereno il distacco di Adler, come pure quello di Stekel, dovuto quest'ultimo non a veri dissensi ma a fattori caratteriali. Rispetto ad Adler, aveva perfino potuto esclamare: "Finalmente me ne sono liberato!" (lettera a Jung del 15 giugno 1911). Molto più grave fu invece per lui la perdita della collaborazione e della amicizia di Jung.

Su Jung Freud aveva contato in modo forse eccessivo. Era convinto che potesse essere di grande giovamento al movimento psicoanalitico. Freud pensava che la formazione diversa di Jung rispetto a quella dei primi collaboratori viennesi (tutti provenienti dallo stesso ristretto ambiente ebraico della capitale austriaca) avrebbe potuto imprimere alla psicoanalisi un carattere meno ebraico, meno provinciale, meno viennese, e veramente cosmopolitico.

Scherzosamente Freud aveva proclamato Jung proprio "erede" (lettera del 15 ottobre 1908), senza rendersi conto che fin dai primi rapporti e contatti, Jung aveva sollevato sulle sue dottrine quelle riserve che alla fine sono riapparse e hanno determinato la frattura. Jung non accettò mai il concetto di libido così come Freud era venuto formulandolo (lettere di Jung a Freud del 31 marzo 1907, del jj e 15 dicembre 1909, del 14 novembre e 11 dicembre 1911); fu sempre restio a riconoscere l'origine sessuale di tutte le nevrosi; rimase diffidente verso il complesso edipico e scettico nei confronti delle fantasie incestuose del bambino (lettera del 17 maggio 1912). Inoltre anch'egli, come Adler, mal tollerava (lettera del 3 marzo 1912) di rimanere nell'ombra del più anziano e autorevole compagno di viaggio.

Lo stesso Freud non aveva un carattere facile; e non era affatto disposto a cedere sui principi della sua dottrina, in cui riponeva piena certezza e a cui teneva più che ad ogni altra cosa.

I rapporti tra Freud e Jung furono improntati a completa e reciproca fiducia fino all'estate del 1911, che Freud trascorse a Karlsbad, e poi a Collalbo sul Renon. Già allora tuttavia Freud, accingendosi ad affrontare il problema dell'origine delia religione con gli studi che condussero alla composizione di Totem e tabu, aveva in qualche modo l'impressione di prendere le distanze (lettera a Jung del 20 agosto e i° settembre 1911) dalle posizioni di Jung, di cui aveva letto all'inizio dell'anno, con interesse ma con una certa diffidenza, la prima parte di Trasformazioni e simboli della libido. Nel settembre rimase per tre giorni a Kiisnach ospite di Jung, e con lui partecipò subito dopo al Congresso di Weimar (21 e 22 settembre), dove tenne una breve comunicazione in aggiunta al caso del Presidente Schreber. Quest'ultimo fu — se si prescinde dal viaggio in America, fatto insieme nel 1909 — il più lungo degli incontri tra Freud e Jung. Malgrado l'apparente cordialità, qualche incrinatura dovette verificarsi, se l'attenta e intelligente moglie di Jung, signora Emma, si decise subito dopo (30 ottobre) a scrivere privatamente a Freud per esprimergli le proprie preoccupazioni sui rapporti fra lui e il marito. Freud aveva la consapevolezza che procedendo con le ricerche su Totem e tabu si metteva in concorrenza con Jung (lettera a Jones del 5 novembre); e giunse pure a rammaricarsi con lo stesso Jung (lettera del 12 novembre) di questa, che poteva apparire come una propria invasione in un campo sul quale Jung poteva vantare una sorta di diritto di prelazione. Fino alla primavera del 1912, quando Freud, dopo aver pubblicato il primo saggio di Totem e tabu, lesse (15 maggio 1912) alla Società psicoanalitica di Vienna il secondo saggio, non accadde nulla. Ma in giugno un equivoco sorto in occasione di una visita di Freud a Binswanger (il cosiddetto "affare di Kreuzlingen") provocò una reazione irata di Jung, che accusò Freud di mancanza di riguardo nei propri confronti.

In questo momento i collaboratori più vicini a Freud ebbero il senso che quanto era accaduto con Adler si sarebbe potuto ripetere con altri, e in modo specifico con Jung. Jones assunse allora una strana iniziativa per predisporre un sistema di difesa. Propose cioè (lettera a Freud del 30 luglio 1912) la formazione di un "Comitato segreto", costituito da pochi fedelissimi, che avrebbe dovuto salvaguardare la ortodossia della dottrina psicoanalitica da possibili deviazioni.

Freud, dopo un nuovo soggiorno a Karlsbad, passò l'estate a Carezza, e poi a San Cristoforo sul lago di Caldonazzo.

Nel 1912 non si tenne il solito Congresso annuale dell'Associazione psicoanalitica internazionale, perché Jung, che ne era il Presidente, doveva recarsi per conferenze in America. Quando in autunno egli ritornò in Europa, comunicò a Freud (lettera dell'11 novembre) di aver esposto in America i princìpi della psicoanalisi, inserendo alcuni punti di vista personali che potevano rendere più accetta la dottrina al pubblico soprattutto americano. Freud considerò questa una adulterazione delle proprie idee, e, sia pure in modo formalmente cortese, glielo fece osservare neìla sua lettera del 14 novembre, per la quale, però, abbandonò l'abituale intestazione "Caro amico", mutandola in quella meno confidenziale di "Caro dottore".

Freud e Jung si incontrarono ancora a Monaco il 24 novembre, dove sia il malinteso di Kreuzlingen, sia il dissenso sulle conferenze americane di Jung parvero appianarsi. Ma Freud ebbe all'albergo dove si era tenuta la riunione uno svenimento. Un fatto simile gli era già accaduto almeno altre due volte: una, pure di fronte a Jung, a Brema mentre stavano per partire per l'America, nel 1909; e prima ancora un'altra volta, in presenza di Fliess, nello stesso albergo a Monaco, e forse nella stessa stanza dove la cosa si era attualmente verificata.

Lo stesso Freud giudicò l'episodio psicogeno, e dunque di origine nevrotica (lettera a Jung del 29 novembre). Tuttavia una discussione epistolare, svoltasi in seguito a questo episodio, si concluse con una lettera violenta e irrispettosa (18 dicembre) di Jung. Ad essa Freud rispose (3 gennaio 1913) proponendo l'interruzione dei rapporti personali. Jung continuava a essere il Presidente dell'Associazione psico- analitica internazionale, mentre Freud, che era subentrato ad Adler, era Presidente della Società di Vienna. Le relazioni ufficiali furono per il momento mantenute, ma l'amicizia era distrutta.

Nel maggio 1913 Freud, portato a termine l'ultimo saggio di Totem e tabu, scrisse a Ferenczi (8 maggio) di ritenere che esso avrebbe finito col rendere definitivo il distacco da Jung e dal suo gruppo. In quella stessa epoca si tenne (25 maggio) la prima riunione del "Comitato segreto" ideato da Jones l'anno prima. Ne facevano parte Ferenczi, Abraham, Jones, Rank e Sachs (solo nel 1919 fu aggiunto come sesto membro Eitingon).

Questo Comitato segreto, col suo aspetto massonico (ogni membro era anche munito di anello con cammeo, dono di Freud, quasi un segno del tutto inutile di riconoscimento), se poteva soddisfare le fantasie romantiche e un po' fanciullesche di Jones1 che ne era stato il promotore, in pratica non servi naturalmente a nulla. Due dei suoi membri, Rank e Ferenczi, i più cari collaboratori di Freud, erano destinati ad allontanarsi anch'essi, dopo qualche anno, dall'ortodossia freudiana.

Pure fra gli epigoni di Freud, fra gli psicoanalisti delle generazioni successive, si sono riprodotte spesso — su scala ridotta, e in ordine più che a problemi di principio, a minori questioni di metodo e di organizzazione — se non scissioni e apostasie, formazioni di gruppi e gruppuscoli, separati e fra loro ostili. Tali fenomeni, sia in passato che recentemente, hanno perlopiù carattere di rivolte generazionali, anche se le giustificazioni addotte sembrano riguardare disparità di opinioni dottrinali.

Il destino che pesa sul movimento psicoanalitico ha complesse motivazioni.

Gli psicoanalisti possono attingere la fiducia nella bontà delle loro posizioni soltanto dall'analisi della loro personale realtà interiore, o anche dall'analisi della realtà interiore altrui, che però va filtrata attraverso la loro propria esperienza. Per tale motivo sono specificamente esposti a dissensi non risolvibili: ogni argomento polemico m sede psicoanalitica si trasforma infatti sempre in argomento ad hominem, che quindi mal si presta a essere ricondotto su un piano di obiettività.

L'interruzione dei rapporti personali tra Freud e Jung, pur paralizzando ogni circolazione di pensiero nel complessivo movimento psicoanalitico, per il momento aveva lasciato le cose inalterate. Fu organizzato il Congresso a Monaco per il 7-8 settembre del 1913. Freud vi partecipò dopo le vacanze passate a Marienbad e a San Martino di Castrozza, e vi lesse la sua relazione su La disposizione alla nevrosi ossessiva (7 settembre). Ma l'atmosfera era gelida. Jung fu rieletto Presidente con 52 voti e l'astensione di 22 membri, appartenenti al gruppo più vicino a Freud. Fu chiaro a ognuno che ci si avviava a una scissione.

Sul finire dell'anno, Freud, oltre a comporre l'articolo sul Mosè, si accinse a scrivere, come si è detto, l'Introduzione al narcisismo e Per la storia del movimento psicoanalitico, con i quali intendeva in un certo modo rivendicare la propria esclusiva paternità del movimento stesso e quindi anche il diritto di stabilire chi vi appartenesse e chi dovesse restarne fuori.

Jung e Bleuler si erano già dimessi in ottobre dallo "Jahrbuch der Psychoanalyse", di cui Freud aveva assunto la direzione unica. Quando nel febbraio 1914 apparve Per la storia del movimento psicoanalitico, Jung ritenne di non poter più conservare la Presidenza dell'Associazione psicoanalitica internazionale. Diede le dimissioni e fu allora sostituito da Abraham.

In luglio, quasi sotto il presagio degli avvenimenti che stavano maturando, molte vicende si conclusero: Freud riuscì a finire i due lavori sulla tecnica, che completavano il suo antico disegno; pose inoltre termine al trattamento analitico dell'uomo dei lupi, che quindi potè lasciare Vienna e tornare al proprio paese; Jung e l'intero gruppo degli Svizzeri uscirono dall'Associazione psicoanalitica.

Il 29 di quel mese l'Austria-Ungheria dichiarava guerra alla Serbia: aveva inizio la prima guerra mondiale, che doveva mutare tante cose.